È la terza volta che suona il telefono e ricevo una proposta di lavoro. Aziende cercano giovani e brillanti laureati nella zona di Torino.
I compagni con cui fumavo le sigarette tra un corso e l'altro si sono fermati tutti alla triennale un paio d'anni fa. C'è chi guadagna duemila euro al mese. Chi ha già il contratto a tempo indeterminato. A sentire gli amici delle facoltà umanistiche, dei miracolati.
Ora son lì che mi mordo la lingua mentre tutti mi dicono: fai come loro. Get a job, get a car, get a life. Genitori e nonni che mi volevano dottore in medicina, amici che si chiedono perchè non vado in vacanza con loro in Brasile. Io ho scelto. Sono masochista. Farò un dottorato*.
Musica.
(Poi, magari, qui si legge come andrà a finire)
*Neuroscienze Cognitive, tanto per essere precisi.
mi sono sempre chiesto come sia un brillante laureato, immagino lo si riconosca dal chiarore emesso, giusto?
ReplyDeleteLa risposta breve è sì. Accompagnata dai complimenti per la tua penna (la tua tastiera?) e l'assiduità con cui scrivi: mi tieni sempre sul chi vive il Reader. Grazie.
ReplyDeleteLa risposta lunga e noiosa, per chi si interessa, è che in realtà esiste una metafora concettuale a livello cognitivo del tipo "vedere è sapere", dato che l'organo sensoriale principale è la vista. Metafora estesa dal presupposto che la luce permette di vedere (per cui "luce è sapere") che in qualche millennio di storia dell'uomo ha prodotto la lampadina che si accende quando abbiamo le idee, megalomani che si fanno chiamare illuminati, e studenti che si laureano brillantemente.
Nessun allarmismo. Il blog è molto meno pedante di me.