Tuesday, April 19, 2011

Once upon a time in the Mediterraneo

Mi ha sempre affascinato molto l'idea di come la civiltà Occidentale si sia costruita fondamentalmente sulle rive del mar Mediterraneo. L'Egitto, la Grecia, Troia, Cartagine e infine l'Impero Romano. Tralasciando per un attimo l'Impero Cinese e la bellissima civiltà Giapponese, in nessuna altra parte del globo esiste una storia così vivace e così intensa come quella che si è sviluppata a due passi da casa nostra, e questa è uno dei pochi balsami che mi calma le ferite dell'orgoglio quando penso ai problemi del nostro paese. C'è da chiedersi, quindi, come mai quando gli europei sono sbarcati nel continente Americano non abbiano trovato una civiltà altrettanto avanzata, senza per questo nulla togliere a quanto Maya, Aztechi e compagnia bella fossero evoluti. La cultura Occidentale, si sa, in un modo o nell'altro ha conquistato il mondo, e non sempre in virtù di una vittoria militare (Graecia capta ferum victorem cepit vi ricorda qualcosa?). Ora, se per caso qualcuno passa di qui e ha da suggerirmi un bel libro sull'argomento, kudos to you. Io purtroppo sono a digiuno di teorie in proposito, e mi devo arrangiare con le mie elucubrazioni.

A proposito di queste elucubrazioni, giusto l'altro giorno ero ospite da certi amici parigini che, bontà loro, sono la perfetta antitesi dell'antipatico francese d.o.c. Tra un bicchiere di crème de cassis e l'altro si parla di politica, dei nostri genitori che hanno fatto il sessantotto, di quali sono i nostri sogni per il mondo a venire. E così, tessendo un'idea che parte dalla democratica Atene, all'Italia dei comuni fino alle decine di microcomunità presenti nella Parigi moderna, si è materializzata sempre più concretamente l'idea delle nuove civiltà Glocal. La parolina "glocal" è un termine molto in voga in questi ultimi anni e può significare tutto e niente. Il mantra Think Global Act Local ha fatto capolino un po' in tutti gli ambiti, in particolar modo in quelli economici; mai, però, che sia stato ripreso dalle sfere della politica.

L'idea dietro al nostro ragionamento è semplice: ritornare ad una amministrazione del mondo su modello delle Città Stato elleniche o italiane. La differenza che ai giorni nostri farebbe la fortuna di questo modello è la libera circolazione del sapere, attraverso Internet o qualunque tipo di rete di telecomunicazione sia messa a disposizione dalla tecnologia. E adesso fermi, non datemi subito del federalista o del secessionista o semplicemente del mentecatto. Non voglio mettere in discussione l'unità nazionale o quella europea o quella occidentale. Va da sè che per i rapporti internazionali un organismo centrale è necessario e quantomai augurabile. Ma gestendo le singole realtà ad hoc si limerebbe una complessa sovrastruttura che altro non fa se non succhiare soldi a sbafo e limitare l'intervento dei cittadini nelle cose che li riduardano. All'interno della città noi possiamo partecipare, essere coinvolti ed avere accesso e controllo diretto sull'operato dei nostri delegati.

L'italia dei comuni di nuova generazione non degenererà nella dimensione globale finchè la comunicazione con il resto del mondo sarà libera, efficace e potenzialmente gratuita. Questo pensavo, più o meno, finchè non mi si è riproposta nella mente la domanda con cui ho aperto questo post: perchè la civiltà è nata proprio sulle coste del Mediterraneo? E piano piano i puntelli a supporto di un'idea sono andati formandovisi: ho visto un mare non molto esteso, facilmente navigabile, circondato da territori rigogliosi. Ho visto il traffico dei commerci, e con esso quello delle idee, e con esso quello dei pensatori. Ai tempi si andava a far l'Università matematica in Egitto e quella di filosofia ad Atene: altro che sedi universitarie distaccate! Il modello universitario americano è vincente perchè era già vincente 2000 anni fa. Ogni città greca era un cosmo a sè stante, tant'è vero che le colonie della Magna Grecia intrattennero rapporti con la nazione d'orginie solo per il commercio. La nascita dei grandi imperi ha sancito l'inizio della potenza militare e la fine dell'impegno politico, tanto per dirne una.

Il Mar Mediterraneo ha permesso l'evoluzione della civiltà così come la conosciamo: la sifda della navigazione ha stimolato la scienza (l'ignegneria nautica, l'astronomia, la matematica) e le numerose città che sono sorte nei suoi paraggi hanno dato luogo alla partecipazione sociale. Non dimentichiamo la storia, quando vogliamo costruire il futuro.

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